Anche questo mese le uscite musicali interessanti non sono mancate: come sempre ne ho selezionate tre, che rappresentano il meglio della produzione musicale di febbraio 2016. Abbiamo il ritorno di Kanye West con l’attesissimo “The Life Of Pablo” (ma il titolo non era “Swish”? O forse era “Waves”? Bah), ma non solo. A completare il terzetto abbiamo il decimo album di inediti degli Animal Collective, “Painting With”, e l’EP dei Massive Attack, “Ritual Spirit”.
Kanye West, “The Life Of Pablo”
Con Kanye West non ci sono mezze misure: o si ama o si odia, non tanto il cantante quanto il personaggio. Il suo egocentrismo sfrenato può risultare pesante, ma la qualità della sua produzione è decisamente sopra la media: “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” (2010) ha praticamente ridefinito un genere, così come il successivo “Yeezus” (2013) ha rappresentato il primo tentativo di unire hip hop, house e punk.
Con “The Life Of Pablo” le aspettative erano altissime: saprà Kanye mantenere questi livelli o si perderà, tra impegni di moda sempre più frequenti, faide con ex amici (il povero Wiz Khalifa ne sa qualcosa) e presunti debiti per 53 milioni di dollari? Beh, la risposta è semplicemente debordante.
Malgrado a volte affiori confusione e scarsa coesione stilistica, il nuovo Kanye West firma un altro capolavoro: accanto a brani modesti come Feedback, Silver Surfer Intermission, il freestyle I Love Kanye e FML, troviamo infatti capolavori straordinari come Famous, Wolves e Ultralight Beam, il brano più gospel del CD; ma anche Real Friends e Waves sono davvero notevoli.
Insomma, se possiamo serenamente dire che “The Life Of Pablo” non è il miglior LP della discografia di West, possiamo senz’altro affermare che rientra nei primi 10 album hip hop del decennio. Ultima riflessione: dove lo trovate un altro artista che riesce a radunare ospiti come Kendrick Lamar, Rihanna, The Weeknd e Frank Ocean nello stesso CD?
Voto finale: 8,5.
Animal Collective, “Painting With”
Il Collettivo Animale è ormai giunto al decimo lavoro: un momento della carriera propizio per cadute e fiaschi di ogni genere. Ebbene, niente di ciò vale per gli Animal Collective: la loro eccentricità continua ad affascinare e, anzi, “Painting With” migliora il precedente “Centipede Hz” (2012), che era per contro troppo sovraccarico di influenze per piacere davvero.
“Painting With” si caratterizza per canzoni più brevi rispetto a molte, alcune davvero meravigliose, della band di Baltimora: in questo senso, la mancanza di Deakin (uno dei membri fondatori) si fa sentire. Nessuna Banshee Beat o Brother Sport, tanto per intenderci; al contrario, abbiamo dodici pezzi diretti e veloci, nessuno davvero brutto (ma neanche capolavori, a dire la verità).
Infatti, non sono male FloriDada e Golden Gal, che si rifanno alle atmosfere di “Merriweather Post Pavilion” (2009), miglior CD della carriera degli AC; meno riuscita Lying In The Grass, troppo elettronica. In generale, colpisce la voglia di sperimentare ancora del terzetto americano, con Panda Bear e Avey Tare (nomi d’arte di Noah Lennox e Dave Portner) ancora sugli scudi, creativamente parlando. Non il miglior LP dell’anno, ma di certo godibile e interessante: al decimo CD potevamo sperare di meglio?
Voto finale: 7,5.
Massive Attack, “Ritual Spirit”
I Massive Attack sembrano finalmente pronti a tornare con un nuovo album di inediti, sei anni dopo il buon “Heligoland”. Il breve EP “Ritual Spirit”, composto da sole quattro canzoni, marca un altro bello step nella carriera del collettivo di Bristol. Le atmosfere sono sempre coinvolgenti, nessuna delle quattro tracce è fuori contesto (solo Voodoo In My Blood è leggermente più debole delle altre). Colpiscono positivamente Dead Editors, quasi rap nelle strofe e con base molto cupa, e Take It There, che segna il ritorno nella band britannica di Tricky, uno dei pionieri del trip-hop.
Insomma, posto che è solamente un EP, “Ritual Spirit” è apprezzabile sotto ogni punto di vista. Aspettiamo fiduciosi qualcosa di più corposo per vedere se i Massive Attack hanno fatto bene a produrre nuova musica oppure no. Non possiamo che essere fiduciosi.
Voto finale: 7.