“Is This It” e la rinascita del rock

strokes

Gli Strokes come apparivano nel 2001: giovani e sfrontati.

Siamo nell’estate 2001: a New York è sindaco Rudy Giuliani, il presidente americano è George W. Bush, le Torri Gemelle sono ancora in piedi… Insomma, erano tempi decisamente differenti da quelli odierni. Musicalmente parlando, l’anno precedente aveva visto l’uscita del fondamentale “Kid A” dei Radiohead, destinato a cambiare radicalmente lo scenario musicale. Il rock di una volta (quello dei Velvet Underground e dei Led Zeppelin, tanto per capirsi) pareva ormai morto e sepolto, a causa dell’invasione di elettronica e rock sperimentale, oltre che di imitatori dei Radiohead (vero Coldplay e Muse?); l’hip hop non era ancora inflazionato come adesso.

Cinque ragazzi newyorkesi, di buona famiglia, decisero che le cose non dovevano andare così. Dopo essersi fatti conoscere con il breve EP “The Modern Age” (contenente la omonima celebre canzone), gli Strokes diedero una scossa clamorosa all’indie rock con l’uscita dell’album di esordio “Is This It”, la cui copertina già anticipava alcune delle caratteristiche peculiari della band.

is this it

La celeberrima copertina dell’album.

Foto in bianco e nero di quello che pare il fondoschiena nudo di una donna: l’obiettivo di rifarsi al rock d’antan risultando affascinanti anche per le giovani generazioni, non solo maschili, era evidente. Musicalmente, gli Strokes non inventano nulla di nuovo: il loro è un rock veloce, preciso e tremendamente efficace. I mentori sono Lou Reed, Television e i Ramones più commerciali. La cosa ironica è che il CD, pur sembrando “tirato via”, quasi registrato live, presenta brani pressoché perfetti, incastonati l’uno nell’altro e tutti con testi che descrivono la New York più alternativa (il testo di New York City Cops, ad esempio, prende in giro la polizia di NY).

“Is This It” inoltre contiene alcuni brani iconici, tra i migliori della produzione della band newyorkese: Someday e Last Nite sono magnifiche, Hard To Explain già dal titolo è più seria ma non meno bella. Altre perle sono le conclusive Trying Your Luck e Take It Or Leave It, dove i due chitarristi Albert Hammond Jr e Nick Valensi sono in grande evidenza. Menzione finale per la bella voce del cantante Julian Casablancas, che serve da perfetto contraltare ai toni e ai ritmi delle canzoni della band.

Non è un caso che gli Strokes non siano riusciti a replicare il grande successo di critica e pubblico di “Is This It”: dopo aver cercato di copiarne la formula vincente con il successivo “Room On Fire” (riuscendoci solo in parte), i cinque ragazzi hanno tentato nuove strade, dal pop anni ’80 al rock simil-Talking Heads, con risultati alterni.

Non possiamo non finire citando i motivi che ci spingono ad iniziare questa nuova rubrica proprio con questo LP. Ebbene, avete presente Franz Ferdinand, Bloc Party e Arctic Monkeys? Ecco, forse senza un apripista del livello di “Is This It” non ne avremmo mai sentito parlare. Non un merito da poco. E poi: com’è possibile che a 15 anni dall’uscita suoni ancora così fresco?! Saranno anche stati uomini da “un CD e via”, ma i meriti degli Strokes sono infiniti.

Voto finale: 9.

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