Il 2018 sta per chiudersi; un anno segnato da molti CD interessanti, capaci di scrivere pagine fondamentali per l’indie rock (Car Seat Headrest), il pop/R&B (Janelle Monáe) e l’elettronica (SOPHIE). Allo stesso tempo, tuttavia, alcuni artisti hanno clamorosamente deluso le aspettative, pubblicando album pretenziosi e decisamente scadenti. Qui elenchiamo i 5 che più ci hanno deluso, in rigoroso ordine alfabetico.
Sting & Shaggy, “44/876”
Avete simpatia per il pop-rock di Sting? Oppure siete fan del reggae/dancehall dell’istrione Shaggy? Beh, fatevi avanti solo se siete fan del secondo. Del rock dei Police e dell’abilità melodica dello Sting solista non resta nulla in questo “44/876”.
È brutto parlare male di un progetto fondamentalmente con un bello scopo, fatto da due amici senza pretese se non quella di divertirsi e divertire il pubblico. Purtroppo, allo stesso tempo, il disco deve essere recensito imparzialmente e, a tutti gli effetti, si tratta del peggior album nelle discografie di entrambi gli artisti coinvolti.
Melodie prevedibili, testi scialbamente ottimisti se non proprio nonsense, prove vocali rivedibili: insomma, si salva ben poco. Una collaborazione da non ripetere.
Thirty Seconds To Mars, “AMERICA”
Il quinto disco dei Thirty Seconds To Mars, la band capitanata da Jared Leto e suo fratello Shannon, è una delusione sotto tutti i punti di vista. Musicalmente, il gruppo ha operato una transizione verso un pop da stadio davvero prevedibile e molto lontano dall’hard rock delle origini. Ciò non è per forza un punto di debolezza, a patto però che il passaggio sia dettato dal desiderio di cercare nuova ispirazione e non invece per riempire arene più grandi.
Il problema è proprio questo: Killers e Imagine Dragons, senza scomodare i Queen, sono decisamente più abili in questo tipo di canzoni. I fasti del passato, soprattutto di “A Beautiful Lie” (2005), sono davvero lontanissimi insomma. Aspetto non secondario del fallimento rappresentato da “AMERICA” sono i testi: anticipati da una copertina del genere, cosa ci si poteva aspettare di buono?
In conclusione, da A-Rock abbiamo una preghiera da rivolgere umilmente a Jared Leto, attore premio Oscar: Jared, torna a fare l’attore.
Justin Timberlake, “Man Of The Woods”
Justin Timberlake è uno degli artisti a tutto tondo più rispettati: ballerino, attore e cantante, sempre con successo, Timberlake musicalmente ha inanellato grandissimi successi, sin dalla partenza nella boyband NSYNC e poi nella carriera solista, iniziando con un pop scontato per poi evolversi in un visionario interprete dell’R&B degli anni ’10, specialmente con la “The 20/20 Experience” del 2013.
Per questa ragione delude drammaticamente questo “Man Of The Woods”: Justin prova a cambiare pelle, virando verso il pop/country più trito e prevedibile. Qui sta la vera pecca dell’album: invece che provare a cambiare i canoni di un genere molto conservatore come il country, il nostro vi si è comodamente adagiato, probabilmente per motivi economici.
Perciò, malgrado il grande successo di pubblico, “Man Of The Woods” è di gran lunga il peggiore LP della carriera di Justin Timberlake; vedremo se il cantante americano saprà riprendersi, di certo si può solo migliorare.
Tyga, “Kyoto”
Avete visto la cover dell’album? Beh, non ci sarebbe molto da aggiungere. Il premio “peggiore copertina del 2018” se la aggiudica Tyga, niente da dire.
Il problema è che musicalmente “Kyoto” non è molto migliore. Il CD è un concentrato di tutti i più prevedibili cliché che l’R&B può avere: ritmi cadenzati, testi fintamente introspettivi e zero immaginazione. Insomma, un fallimento su tutti i fronti.
XXXTentacion, “Skins”
Il 2018 non è stato un anno brillante per il rap, almeno qualitativamente (a livello di vendite e streaming infatti le cose vanno a gonfie vele). Il CD postumo realizzato dalla casa discografica di XXXTentacion, il giovane artista ucciso per una rapina pochi mesi fa, oltre ad essere un pessimo prodotto è anche il simbolo della piaga che prende quasi sempre gli eredi di artisti defunti: fare soldi con gli scarti dei cantanti deceduti.
Che poi, se erano stati esclusi dagli album veri e propri, un motivo ci sarà stato no? Infatti anche “Skins” rappresenta una collezione non di b-sides, piuttosto di c-sides: bozzetti di pezzi trap, spesso solo strumentali o con parti vocali appena accennate. Insomma, un LP che avrebbe decretato la fine artistica di XXXTentacion se fosse stato pubblicato quando lui era ancora in vita.
Il giovane rapper lascia pertanto un’eredità ancora controversa, composta da una rapida scalata ma qualitativamente mai convincente. “Skins” non farà nulla per migliorarla, anzi…
Il più bello invece qual è stato secondo te?
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Ciao Wwayne! Secondo me il più bello é stato quello dei The 1975, molto eclettico ma riuscito in quasi tutte le sue parti! Se vuoi essere aggiornato segui il blog 🙂
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Ottemperando tempestivamente alla tua richiesta, mi sono iscritto al tuo blog. Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film: https://wwayne.wordpress.com/2014/09/04/adoro-questuomo/. L’hai già visto?
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No, ma lo farò presto!
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Ottima decisione! Se ti va, poi fammi sapere come l’hai trovato. Se invece non dovessi più sentirti, per me avertelo fatto scoprire è già una grande soddisfazione. Buona Domenica! 🙂
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