Rising: Black Country, New Road

La rubrica di A-Rock dedicata ai giovani emergenti dedica la sua attenzione quest’oggi ai Black Country, New Road: l’esordio del gruppo sta facendo parlare di loro come della nuova grande speranza del rock d’Oltremanica. Ma andiamo con ordine.

Black Country, New Road, “For The First Time”

for the first time

Il giovane gruppo britannico, composto da ben sette elementi, quattro ragazzi e tre ragazze (tra cui sassofono e violino), ha pubblicato uno degli esordi più sorprendenti degli ultimi anni. Mescolando abilmente post-punk, jazz e post-rock, i Black Country, New Road si inseriscono nel solco dei black midi e di altre giovani band inglesi che stanno rivoluzionando la scena, denunciando allo stesso tempo i mali della società moderna.

“For The First Time” può sembrare un modo umile di introdurre la band al grande pubblico: il CD è infatti composto da sei canzoni, di cui due singoli, quindi gli inediti veri e propri sono solo quattro. Tuttavia, guardando il range coperto nel corso dei 40 minuti dell’album, si capisce che il vocalist Isaac Wood (dotato di un timbro molto simile a King Krule) e i suoi soci hanno operato una scelta corretta. I risultati, come già accennato, sono davvero incredibili a tratti.

Sorretti da una base ritmica clamorosa e con testi sempre calati nel presente, spesso amaro, che i membri del gruppo ben conoscono, i Black Country, New Road stupiscono fin da subito con Instrumental, che come indica la parola non ha testo ma serve da perfetta introduzione per le seguenti canzoni. Athens, France è uno dei brani più amichevoli del CD, non a caso scelto come singolo, mai prevedibile ma allo stesso tempo accessibile. Invece Science Fair è l’episodio più brutale, che ricorda gli Slint. Sunglasses è una traccia davvero epica, à la Nick Cave con tocchi di Godspeed You! Black Emperor che fa intravedere un possibile futuro per il gruppo. La delicata Track X (unica un po’ fuori contesto) e Opus chiudono un lavoro che richiede molteplici ascolti per esser apprezzato appieno.

In conclusione, “For The First Time” si candida già oggi ad esordio dell’anno in campo rock: sperimentale, feroce ma anche in alcuni tratti accessibile, è un disco che farà parlare di sé per lungo tempo. I Black Country, New Road hanno imposto degli standard molto alti per il loro futuro: vedremo se sapranno mantenerli. Inutile dire che, ad A-Rock, non vediamo l’ora di analizzare dove andranno a parare.

Voto finale: 8,5.

Rising: Arlo Parks

A-Rock, lo sapete, tiene sempre d’occhio i talenti emergenti dello scenario musicale. Quest’oggi recensiremo il primo CD della cantante inglese Arlo Parks, un interessante intreccio di pop e soul.

Arlo Parks, “Collapsed In Sunbeams”

collapsed in sunbeams

Il CD d’esordio di Arlo Parks ha ricevuto lodi sperticate da molte riviste specializzate, specialmente di origine britannica: basti pensare al 10/10 di NME e all’8/10 di Uncut e del Guardian. Certo, un po’ di campanilismo è rintracciabile, ma i meriti di “Collapsed In Sunbeams” sono molti, non ultima l’abilità nei testi di Arlo, non per caso nata poetessa e poi divenuta cantautrice.

La breve durata del lavoro (12 brani per 39 minuti) non va a discapito della varietà musicale: sebbene Parks calchi ben noti terreni pop (dagli xx ai Radiohead, passando per il trip hop e Sade), vi sono brani più movimentati (Portra 400, Hurt) accostati ad altri più soft (Bluish, For Violet), che creano un’atmosfera ovattata ma mai prevedibile.

I brani dove la figura di Arlo Parks risplende maggiormente sono l’ottimista Hope e la deliziosa Black Dog, mentre delude leggermente le aspettative For Violet, troppo contratta. Chiudiamo la nostra analisi con i più bei passaggi testuali del CD: nella title track la Nostra canta “You shouldn’t be afraid to cry in front of me”, mentre in Hope arriva la frase più motivazionale dell’intero LP: “You’re not alone like you think you are”. Altrove troviamo riferimenti ad artisti di riferimento di Arlo (Jai Paul, Thom Yorke) e anche il pessimismo che un anno di pandemia ha prodotto in molti di noi (“Nothing’s changing and I can’t do this, I can’t do this”, For Violet).

In conclusione, malgrado quell’aria di “CD adatto per i supermercati e i bar”, “Collapsed In Sunbeams” è un buon esordio, che lascia intravedere il talento di Arlo Parks. La aspettiamo alla spesso difficile prova del secondo album, sperando in un po’ più di coraggio e sperimentalismo. Per ora va bene così.

Voto finale: 7,5.