Alla scoperta dei Daft Punk

Daft Punk

Poco più di un mese fa il mondo della musica era sconvolto dalla pubblicazione di Epilogue, in cui i Daft Punk annunciavano, in maniera piuttosto evocativa, il proprio scioglimento. Dopo 28 anni di onorata carriera, i due robot più famosi della musica elettronica francese hanno detto basta: un annuncio che ha gettato nello sconforto molti fans, noi di A-Rock compresi. Per onorarne la memoria e per analizzare la ricorrenza del ventennale del loro CD più emblematico, “Discovery” (2001), dedichiamo al lavoro un necessario approfondimento.

Daft Punk, “Discovery”

discovery

I francesi venivano dal buon successo riscontrato dal loro album d’esordio, “Homework” (1997), in cui avevano già piazzato alcuni dei loro brani più iconici, da Da Funk ad Around The World. Era quindi grande l’attesa per il suo erede, contando che “Homework” era comunque ancora un CD acerbo pur con picchi di talento innegabili.

“Discovery” è un concept album, come dice il titolo, sulla scoperta: Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter (i due Daft Punk) ricordano il loro senso di stupore di fronte ai film dell’infanzia e trasportano questo sentimento in molte delle canzoni più belle del disco, come Digital Love e One More Time. L’amore per la musica è poi uno dei temi portanti del lavoro: tutto il lavoro è una magnifica fusione fra l’elettronica tipica del marchio Daft Punk con altri generi, dall’R&B al prog rock alla house, con tocchi di Giorgio Moroder e Aphex Twin.

Sono però le canzoni, sia prese singolarmente che nell’insieme, che formano un prodotto pressoché impeccabile. La quaterna iniziale formata da One More Time, Aerodynamic, Digital Love e Harder Faster Better Stronger è ad oggi una delle più belle entrée di qualsiasi disco di musica leggera mai pubblicato. Crescendolls ha una progressione irresistibile anche oggi in qualsiasi discoteca; Veridis Quo è una perla di elegante musica elettronica.

Anche i brani minori, o comunque meno conosciuti, non passano inosservati: Nightvision è un intermezzo raffinatissimo, Face To Face è probabilmente il singolo più sottovalutato da molti… Solo forse Superheroes e Short Circuit sono eccessivamente cariche di adrenalina, ma non rovinano un quadro generale clamoroso per originalità e coesione.

I Daft Punk hanno successivamente pubblicato (i maligni dicono solo per terminare il contratto con la Virgin) il loro lavoro più debole, “Human After All” (2005), che pareva segnare la parola fine per il duo francese. Invece un paio di anni dopo Kanye West li ha resi molto noti anche in America, prendendo un campione dalla loro Harder Faster Better Stronger per farne il nucleo di Stronger, uno dei suoi maggiori successi. È poi storia la resurrezione rappresentata da “Random Access Memories” (2013), evento mediatico dell’anno e CD che comprende brani del calibro di Giorgio By Moroder, Get Lucky e Instant Crush.

Ognuno ha il suo LP preferito del duo francese: c’è chi ama il candore e la spontaneità di “Homework”; chi preferisce la magica atmosfera di “Discovery”, chi il parco ospiti sterminato e la musica anni ’70 di “Random Access Memories”… Ad A-Rock in effetti forse preferiamo proprio quest’ultimo lavoro, ma la lotta è sul filo di lana: “Discovery” è davvero un lavoro curato in ogni minimo particolare, ricco di invenzioni e con replay value infinito, consigliato ad ogni amante della musica elettronica e designato da molti come pilastro cruciale per capire gli sviluppi successivi del genere.

Il video-epilogo potrà essere amaro, ma ci ha fatto capire una volta di più il terremoto che l’arrivo dei Daft Punk ha avuto sulla scena elettronica mondiale e, più in generale, sul mondo del pop. Lo avremmo mai detto 28 anni fa che due giovani francesini chiamati sprezzantemente dalla stampa specializzata “un gruppetto di stupidi teppisti” avrebbero fatto tanta strada nel mondo della musica?

Voto finale: 9.

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