“Nevermind” a 30 anni: il capolavoro del grunge
Tutti abbiamo in mente l’iconica copertina. Tutti o quasi abbiamo sentito almeno un estratto da “Nevermind”: più probabilmente Smells Like Teen Spirit, ma forse anche Lithium e Come As You Are. Molti conoscono il CD a memoria, altri (pochi purtroppo) hanno addirittura avuto la possibilità di vedere live i Nirvana in tutta la loro fierezza. Trent’anni fa, in poche parole, usciva un album destinato a cambiare la storia del rock e la vita di molte persone.
Kurt Cobain e compagni venivano dal discreto successo dell’album di esordio “Bleach” (1989) e cercavano un modo per emergere nella scena punk e hardcore di Seattle. In quegli anni stava nascendo un nuovo movimento nel rock: vicino al punk, con parti di pura ferocia, ma con ganci pop indelebili nei momenti più melodici. Ebbene, stava nascendo il grunge: camicie di flanella, capelli lunghi, aria finta trasandata e chitarra in spalla, molti giovani avevano trovato uno sfogo al nichilismo e al pessimismo nel rock pesante, ma mai menefreghista nei confronti del pubblico. Beh, i Nirvana arrivarono a incarnare nel mondo intero l’ideale del grunge grazie ad un solo, portentoso disco: “Nevermind”, anno di grazia 1991.
Non si deve pensare che il CD sia stato composto in un baleno da tre ragazzi appassionati di rock e punk: come le varie ristampe hanno dimostrato, i demo e le bozze del disco avevano un aspetto drammaticamente diverso dal prodotto finale. I risultati di tale duro lavoro sono sotto gli occhi di tutti: assunto da poco uno sconosciuto batterista, la futura leggenda Dave Grohl, Cobain e Novoselic (rispettivamente voce e chitarra il primo, basso il secondo) cominciarono a cercare di comporre un punk meno abrasivo di “Bleach”. Allo stesso tempo, i segnali di uno stress eccessivo del carismatico frontman erano sotto gli occhi di tutti: le storie dei suoi abusi di droghe con la compagna Courtney Love avevano portato il cantautore sull’orlo della morte varie volte e la vita della band era appesa a un filo.
Il risultato di questa voglia di autodistruzione e del talento sconfinato dei tre Nirvana è “Nevermind”: un LP potente, nichilista, pop, punk, sensibile, drammatico… e l’elenco potrebbe continuare. Ognuno vede qualcosa di diverso in questo disco. Poi, ovviamente, ci sono le canzoni: ad oggi, Smells Like Teen Spirit ha quasi un miliardo di streaming su Spotify. Altre hit indelebili, che anche oggi sono molto celebri, sono Come As You Are, In Bloom e Lithium. Tutte sono accomunate da alcuni tratti: testi poetici e pessimisti, batteria irresistibile, basso eclettico e malleabile, la voce di Kurt in primo piano e sempre appassionata.
La ricetta può apparire semplice, ma nessuno, ripetiamo nessuno, l’ha messa in pratica meglio dei Nirvana negli anni ’90. Il grunge ha avuto altri ottimi esponenti: Soundgarden, Pearl Jam… ma nessuno di loro ha espresso il malessere del proprio animo in modo tanto universale. È anche per questo, forse, che la candela dei Nirvana si è spenta così presto.
Fondati nel 1987, la band si è sciolta nel 1994, appena dopo il suicidio del proprio frontman. In sette anni, i Nirvana hanno composto due EP, tre CD, una raccolta di b-sides e rarità (“Incesticide” del 1992) e più nulla. Il destino del gruppo era inscindibilmente legato a Cobain: la sua tragica fine ha contribuito a rendere il gruppo leggendario, anche mediaticamente. Ma non è tutto fumo e niente arrosto: a parte qualche svista nella seconda parte del lavoro (ad esempio Lounge Act e Stay Away), il CD è tutt’oggi una goduria e la traccia che i Nirvana hanno lasciato nella storia del rock è indelebile.
Oggi, trent’anni dopo, è facile pensare al “chissà cosa sarebbe successo con Kurt ancora fra noi”. Forse il gruppo si sarebbe sciolto, forse sarebbero diventati una band sfiancata come gli ultimi Pearl Jam… discussioni interessanti, ma purtroppo prive di fondamento. La verità è che i Nirvana ci hanno lasciato un’eredità inestimabile, che li ha portati nella Rock and Roll Hall of Fame già nel 2014, primo anno di eleggibilità. “In Utero”, nella sua ferocia e prescienza del futuro di Kurt Cobain, raggiunge vette elevatissime, ma non quanto “Nevermind”, il CD simbolo di un intero movimento. Per quanti altri possiamo dire lo stesso?
Voto finale. 9.